Perché agli italiani piace il calcio così tanto?
La recentissima e cocente eliminazione della Nazionale italiana di calcio dal Mondiale, che si disputerà in Qatar il prossimo inverno, ha gettato nello sconforto milioni di tifosi. “Perché?” si chiede l’altra fetta di popolazione, quella che poco o per nulla trepida di fronte ad un calcio di rigore, una rovesciata, un gol. Nessun altro sport in fondo, in Italia, genera opinioni e contrasti come il calcio. Amato, odiato, discusso, sconfessato a seconda dei gusti e dei momenti. Tanto che sorge spontaneo chiederci perché agli italiani piace il calcio così tanto?
Oggi qui a Kappuccio vogliamo trattare un tema un po’ inedito, che però fa parte della cultura italiana. Come fenomeno di costume, se non altro. Anche i suoi detrattori in fondo se lo chiedono: perché il calcio piace agli italiani. Noi cercheremo di dare risposta a questo quesito.
Agli italiani piace il calcio sin dall’infanzia
Il calcio è lo sport dell’infanzia che si pratica ai giardinetti o nei cortili delle scuole. Il calcio piace agli italiani perché seguendolo si rimane un po’ bambini. Ci si ricorda delle estati trascorse a sudare sotto il sole, delle ginocchia sbucciate dopo una scivolata a salvare una rete. Dei tornei infiniti, inventati al momento (per le generazioni passate anche sulla scia dei così detti cartoni animati che guardavamo alla tv). Delle compagnie che si danno appuntamento al campetto più vicino. Delle faide scherzose, delle liti, delle riappacificazioni a colpi di gelato. Delle figurine scambiate in pegno.
Nel guardare i calciatori che sgambettano in pantaloncini, infatti, alcuni vedono la tenerezza dei propri sogni infranti. Altri, invece, ci vedono il ridicolo che vi sta attorno. Altri ancora solo la materialità frugale del presente. Anche questo, in fondo, è giusto che sia così.
I grandi campioni e i grandi gesti aiutano ad amare il calcio
Il calcio piace agli italiani perché sa generare emozioni. E nulla meglio di un gesto tecnico spettacolare è in grado di indirizzare gusti e fervori. Un tempo il campionato di calcio italiano era considerato tra i più belli d’Europa, e ciò ha contribuito non poco alla diffusione di questo sport. I grandi campioni stranieri e nostrani che affollavano i campi delle maggiori città o delle periferie erano lo spot perfetto per attrarre l’attenzione popolare e mediatica più di qualunque altro evento. In parte accade anche oggi, anche se altri tornei hanno soppiantato il calcio italiano per importanza. E le squadre del bel paese, da troppo tempo, non alzano una coppa a livello internazionale.
La straordinarietà del calcio è anche saper rendere trasversale la propria bellezza. Questa affermazione non è in contraddizione con il seguente punto. Il tifo ed il campanilismo esistono e rimangono un motore trainante del fenomeno calcio, ma una parabola imprendibile all’incrocio, una finta a scappar via dall’avversario, una rovesciata strappano applausi e giubilo anche agli avversari. Arte per appassionati di genere.
Perché agli italiani piace il calcio, tra folclore e campanilismo
Articoli antropologici hanno scomodato teorie basate sulla scienza più profonda. Di rituali tribali, caccia e desiderio di contese. Forse tutto ciò è persino troppo austero come spunto di dibattito. Esiste pur sempre un aura più leggera e semplicistica dietro alla passione degli italiani per il calcio o tutto deve sempre sembrare tanto complicato? Non basta credere che “tifare” significhi mostrare l’orgoglio per la storia della propria città o in un risvolto più personale la voglia di esprimere un legame magari di tipo familiare o anche del tutto autonomo, senza trovarvi per forza contestualizzazione? La razionalità del resto si sposa poco con l’amore. E il calcio è amore, colore, folklore. Persino la fede si scomoda nel tratteggiarlo. E tanti avvenimenti fanno pensare che ci sia dietro anche questo aspetto.
Pochi argomenti sanno far discutere e dividere quanto fa il gioco del pallone. Per il quale tutti hanno un’opinione o soluzioni ottimali. Ma il calcio è anche aggregazione, emotiva contraddizione. Pensiamo per esempio alla scorsa estate, quando la gente, dopo anni di forzato isolamento, si ritrovava nei bar di tutta Italia per tifare gli azzurri impegnati nella cavalcata europea. La gioia del trionfo, la capacità di attirare anche chi solitamente storce il naso di fronte all’ennesima partita in tv. Il calcio oscilla ed oscillerà sempre tra la banalità di un gioco ed il misticismo della sua tradizione. Tra l’ardore di chi lo ama e la noia di chi lo odia.
Lo sport più praticato
Le statistiche non mentono. Il calcio è lo sport in assoluto più praticato a livello nazionale. Anche i numeri dunque certificano che il calcio piace agli italiani. Non solo in quanto spettatori che assistono alle mirabolanti imprese degli specialisti, ma anche in qualità di attori principali. Sia quando da ragazzini o ragazzine si sogna di emulare le gesta dei propri idoli. Sia quando da adulti ed un po’ attempati si mette alla prova il fisico e le abilità di un tempo nelle partitelle di calcetto con gli amici.
Forse dopo tanto parlare di romanticismo sorge spontaneo chiederci se il giro d’affari che oramai coinvolge il calcio a tutti i livelli professionistici non incida su questi dati, soprattutto per chi, da piccolo, si deve avviare ad uno sport, anche come fonte di salute psico-fisica. Ma rimaniamo ancora fedeli all’ingenuità che ci piace ci contraddistingua, sperando che il divertimento e le emozioni che si traggono nel veder rotolare un pallone a scacchi -e corrervi appresso- prevalgano sempre sul resto.
Il calcio una passione solo al maschile?
Se la Nazionale maschile, dopo l’exploit europeo, ha deluso i suoi tifosi, negli ultimi anni è salita prepotentemente alla ribalta la Nazionale femminile di calcio. Da sempre considerato, almeno in Italia, come fratello minore di quello maschile, il calcio femminile ha saputo ritagliarsi il suo meritato spazio nell’immaginario collettivo. Grazie ai risultati e all’impegno delle giocatrici azzurre. Non si è ancora giunti ad un livello paritario, sia dal punto di vista economico che emozionale, ma la crescita esponenziale di tutto il movimento induce a pensare che, anche qui come per esempio negli Stati Uniti, il divario possa essere a poco a poco colmato. Non resta che ammirare le nostre paladine nei loro prossimi, fondamentali, impegni per renderci conto della qualità del loro calcio.
Se non fossi diventato un cantante sarei stato un calciatore … o un rivoluzionario. Il calcio significa libertà, creatività, significa dare libero corso alla propria ispirazione
Bob Marley
Speriamo di essere stati esaurienti, nella nostra analisi. Questi ci sono sembrati gli argomenti più significativi per dare un senso alla domanda che di partenza ci incuriosiva. Forse non esiste nemmeno una vera e propria certezza, quando si tratta di passioni. Non sono sufficienti tesi, persuasioni, sostegni o contrapposizioni per spiegarle. Esiste poco o nulla di più libero della libertà di esprimerle.
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