Gli Yokai in mostra a Palazzo Pallavicini
Palazzo Pallavicini di Bologna ospita fino al 23 luglio 2023 la mostra Yokai Le antiche stampe dei Mostri Giapponesi, curata da Paolo Linetti e prodotta da Vertygo Sindrome, società che organizza mostre esperienziali su tematiche inedite e di forte attrattiva.
A Bologna la mostra che racconta la cultura giapponese!
Scopriamo insieme il leggendario e spaventoso mondo degli Yokai giapponesi.
Cosa sono gli Yokai
Per capire cosa sono gli “yokai” basta analizzare l’etimologia del termine. La parola è composta da Yo che in giapponese significa “misterioso, occulto” e da Kai ovvero “strano, straniero”. Gli Yokai sono infatti delle creature sovrannaturali del folklore e della mitologia giapponese. Rientrano nella categoria mostri, demoni, fantasmi, animali magici o umani mutanti.
Queste figure leggendarie compaiono per la prima volta nelle più antiche cronache mitologiche giapponesi, attestate già dall’VIII secolo. Sono testimoniate anche nelle culture dei paesi limitrofi come Cina e India. A differenza dei Kami, ovvero delle divinità, moltissime sono le raffigurazioni che rappresentano Yokai. Infatti, già molti secoli fa erano oggetto di riproduzioni in rotoli illustrati che raccoglievano le leggende di uno o diversi Yokai. Questi soggetti figurativi sono molto attestata anche in anime e manga.
Il termine Yokai indica anche la sensazione di paura e di stupore di fronte a un evento straordinario, spiegabile solo presupponendo una presenza non umana. Nel periodo Edo (1603-1868) queste leggende acquistano valore letterario e i mostri che vi compaiono cominciano a essere raffigurati da artisti famosi, sino a che, in epoche più vicine alla nostra, assumono caratteristiche sempre più concrete e fisse, attenuando il loro aspetto terrificante e diventando oggetti di intrattenimento.
Conosciamo i diversi tipi di Yokai
La mostra Yokai a Palazzo Pallavicini insegna che sono tantissime le tipologie di mostri e esseri che rientrano in questa definizione. Per esempio, i Kodama sono spiriti delle piante, gli Omukade sono invece dei centopiedi giganti e velenosi mentre gli immensi Kaiju delle bestie solitamente provenienti dal mare. Gli Oogumo invece sono dei ragni delle caverne dalle dimensioni di vitelli che prosciugano i dormienti.
E poi ancora, ci sono i Bakeneko, ovvero dei gatti mannari-mammoni a due code, i Gama, rospi vampiri e i Bakemono, mostri mutaforma per nascita come le Jorogumo. Quest’ultime sono delle avvenenti donne che rivelano alle vittime la loro reale natura di enormi ragni.
Il catalogo dei mostri giapponesi prosegue con le Kitsune, delle sensuali donne volpi, i Tanuki, simpatici tassi trasformisti e i Kappa, esseri acquatici, che importunano le natanti. Sono attestate inoltre le Ningyo, delle sirene giapponesi la cui carne profumatissima può donare agli uomini giovinezza o morte atroce e Okiku, il fantasma inconsolabile che cerca il decimo piatto a lei rubato.
Non solo stampe
Accanto all’esposizione di xilografie che rappresentano gli Yokai ci sono oggetti legati alla cultura giapponese, come indumenti tipici, armature e armi dei samurai e gli netsuke. Una ricca varietà di quest’ultimi, ben 77 esemplari, provenienti dalla collezione Bertocchi si mostrano per la prima volta al pubblico.
Il termine netsuke può essere tradotto come bottone di legno, anche se gli ideogrammi che lo compongono si riferiscono alla parola “radice” (ne) e al verbo “appendere” (tsuke). I Kimono, abiti tradizionali giapponesi non hanno tasche. I netsuke svolgevano dunque la funzione di permettere di appendere alla veste dei piccoli marsupi o porta tabacchi, contenitori per la pipa o set da scrittura, insomma delle estensioni del Kimono.
La sala delle 100 candele
La mostra Yokai di Palazzo Pallavicini a Bologna offre ai visitatori un’esperienza immersiva e sensoriale unica nel suo genere. Vi consiglio di ascoltare i suggerimenti del gentile e preparato staff e di seguire i precetti della tradizione giapponese per un’esperienza il più coinvolgente possibile. Niente cellulari, luci e flash. Entrate in sintonia con l’ambiente e con il racconto ancestrale che vi accompagnerà.
Vi verrà chiesto, se lo vorrete, di togliervi le scarpe per poter calpestate il tatami che fa da pavimento alla stanza. Se preferite, potrete tenere le scarpe e rimanere sul pavimento liminare, godendo comunque dell’atmosfera. Sedetevi in questa sala buia, illuminata solo dalla fiamma di 100 fiammelle, che riproducono il rito delle 100 candele.
Le candele si spegneranno una a una nel corso del racconto della voce narrante: un vecchio samurai, morto dopo essere impazzito per aver incontrato un vero mostruoso Yokai nella notte. L’esperienza dura circa 10 min, ma potrete abbandonare la stanza buia in ogni momento, se lo desidererete. Mettetevi alla prova, uscirete indenni al termine dell’esperienza come un coraggioso samurai o abbandonerete prima della fine del racconto e dello spegnimento di tutte le fiammelle?
Una volta usciti dalla Sala delle cento candele incontrerete opere che hanno come protagonisti gli stessi mostri giapponesi del racconto, accompagnati da voci, suoni ed evocazioni che metteranno in scena la paura degli antichi samurai.
Yoshitoshi, Utagawa, Yoshu, Kawanabe e Kunisada
Gli artisti esposti nella mostra Yokai a Palazzo Pallavicini erano specializzati nel suscitare un diverso sentimento nell’osservatore. Tsukiyoka Yoshitoshi era per esempio particolarmente abile nel rendere scene sanguinose, violente e cruente, come L’Uccisione del vecchio Tanuki da parte di Naoyuki nel palazzo di Fukujima.
Kuniyoshi Utagawa invece, era celebre per il forte impatto visivo delle sue opere, come dimostra La principessa strega Takiyasha e lo scheletro del padre. Chikanobu Yoshu era riconosciuto per la tensione psicologica che le sue litografie erano in grado di trasmettere, così come Kyosai Kawanabe per l’atmosfera grottesca e Kunisada per la grazia e l’empatia verso le protagoniste femminili, le cui storie tragiche e romantiche rivivono nelle sue litografie.
Hokusai e la scuola Hutagawa
Tra le xilografie della mostra Yokai a Palazzo Pallavicini spiccano certamente quelle di Hokusai, l’artista giapponese più noto in Occidente e della scuola Utagawa. Appartenevano a questo gruppo di artisti Hiroshige, Kunisada e Kuniyoshi. Il percorso espone alcuni dei famosi quaderni manga di Hokusai: “manga” originariamente aveva il significato di “immagine divertente, fatta senza scopi seri”. Questi quaderni rappresentano immagini dei diversi mostri della tradizione giapponese.
In mostra c’è anche la prima edizione de Il libro dei combattenti cinesi e giapponesi dell’artista. Mentre la scuola Utagawa è rappresentata con le illustrazioni delle Cinquantatre stazioni parallele del Tokaido. Un progetto voluto dall’editore Sanzaburo Ibaya, in cui gli artisti sono chiamati a rendere le varie stazioni della via che univa Edo a Kyoto, con storie di leggende e di paura.
La mostra Yokai a Palazzo Pallavicini non è solo una mostra di arte che espone le splendide ed esotiche xilografie dei principali artisti giapponesi. Si tratta di un’esperienza e di un momento di approfondimento sulla cultura giapponese a tutto tondo: dalle leggende e i miti al vestiario e alla cultura visiva. L’evento permette di comprendere la complessità e l’antichità della tradizione culturale giapponese e i suoi sviluppi nei secoli, in opposizione e in contatto con l’Occidente. In fin dei conti, gli Yokai altro non sono che antenati dei Pokemon e delle animazioni di Miyazaki.
📍 Palazzo Pallavicini
Via San Felice 24, 40122 Bologna
Orari: da giovedì a domenica 10.00-20:00; chiuso da lunedì a mercoledì
Biglietti: Intero €16,50 ; Ridotto €14,00 (fino ai 18 anni non compiuti, over 65, accompagnatori di disabili)
Sito
Quella di Palazzo Pallavicini a Bologna non è l’unica mostra dell’estate 2023 dedicata all’arte e alla cultura giapponese: scopri anche Utamaro, Hokusai e Hiroshige a Torino. Raccontateci se le avete visitate o avete intenzione di farlo nei commenti!
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In copertina e nell’articolo foto di Asia Graziano