Roma: la storia e i quartieri più famosi della capitale d’Italia
“In sta vale de lacrime, quarcuno ce piagne bene” (in questa valle di lacrime, qualcuno piange bene), ma anche se stiamo male “daje e daje pure li piccioni se fanno quaie” (non bisogna mai arrendersi). Per comprendere meglio questo spirito testardo e mai arrendevole, però, in questo articolo ci perderemo per Roma, alla ricerca della storia dei suoi quartieri famosi.
D’altronde, si sa, “tutte le strade portano a Roma”.
Partendo dal centro di Roma, con il Kappuccio visiteremo i 5 quartieri più famosi. Attenzione, però, a non dimenticare gli altri, altrettanto affascinanti.
Monti
Se scrivete su Google qual è il primo quartiere di Roma verrete teletrasportati nel rione delle vinerie e delle gallerie d’arte. Basta soltanto pensare che nella basilica di San Pietro in Vincoli è custodito il Mosè di Michelangelo. Si, proprio lui, Michelangelo Buonarroti: il maestro clochard. Ci troviamo nel quartiere Monti.
Ehi, vi riveliamo un grande segreto: il quartiere contiene anche la Suburra, l’antico quartiere “Sub Urbe”, cioè sotto la città. I suoi vicoli, invece, sono coperti da sampietrini. Vi consigliamo di percorrerli di notte, per diventare l’oggetto dell’incanto del fascino romano.
Ma che cosa era la Suburra? Si trattava di un comparto della città popolare, con tanto di lupanari e locande. Un rione malfamato e famoso per i numerosi incendi.
Il nome del quartiere, invece, deriva dal fatto che durante il periodo medioevale questo sobborgo della città comprendeva tre dei famosi sette colli di Roma. Ma ora facciamo un salto indietro! Durante il periodo romano, infatti, il rione Monti era un distretto densamente popolato. Proprio qui vi erano le Terme di Diocleziano e, come abbiamo anticipato prima, la Suburra.
Il quartiere Monti dal Medioevo a oggi
Nel medioevo, però, c’è una svolta drastica. Il terreno, infatti, è collinare. Tutto questo, sommato al danneggiamento delle infrastrutture e degli acquedotti, rese difficile l’apporto dell’acqua in queste zone. Successivamente il problema fu risolto utilizzando l’acqua del Tevere tramite la costruzione di acquedotti artigianali.
Con il trascorrere del tempo e per le sue caratteristiche naturali, il rione divenne una zona ricca di vigne, orti e scarsamente popolata. Nonostante ciò, però, fu sempre la meta dei più vari e disparati pellegrinaggi. Il motivo sono le due basiliche: San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore.
L’assetto urbanistico del quartiere Monti, con l’avanzare del tempo, cambiò a causa:
- Delle modifiche avvenute durante il periodo fascista;
- Dalla distruzione parziale della parte bassa per la costruzione della via dei Fori Imperiali.
Una curiosità relativa al Rione Monti è la lingua tipica. Gli abitanti di questa zona della città eterna, a tal proposito, erano sin dal Medioevo caratterizzati da una forte identità. Questo portò alla nascita di un dialetto romano leggermente diverso da Roma e dalla storia degli altri quartieri famosi della capitale.
Parioli
Spostandoci da rione Monti si giunge al secondo quartiere di Roma: il Parioli. Noto per essere il quartiere chic per antonomasia, lo splendore di questo sobborgo romano nasce nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Proprio qui, infatti, decise di stabilirsi l’élite artistica, politica e finanziaria con le esclusive ville lussureggianti.
Nonostante la fama attuale sia il sedimento di pochi anni, il quartiere ha una storia molto più antica. In particolare risale al Medievo. A questa altezza cronologica questa zona era chiamata “Pelaiolo” oppure, in alternativa, “Imparaiolo. Diverse sono le interpretazione di questo appellativo:
- C’è chi sostiene sia riferito al “parietes”, la parete rocciosa del monte San Valentino;
- Altri credono che derivi dai numerosi alberi da pere;
- Altri, infine, che sia derivato da Polarolo, uno dei proprietari delle vigne.
Nel secolo scorso, dopo il periodo di occupazione fascista, il quartiere Parioli è diventato l’aspirazione di qualsiasi cittadino. Proprio qui si trasferirono i funzionari dell’Ambasciata Americana. Successivamente, divenne anche la sede del Villaggio Olimpico dove vinse la gara di Roma nella storia dei quartieri famosi più chic della capitale.
Trastevere
“E la sera dei miracoli
Lucio Dalla
Fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di Roma
Fa a pezzi una canzone”
Questo scriveva Lucio Dalla mentre da una finestra di Trastevere sentiva dei ragazzi, probabilmente su di giri per il vino, cantare e stonare una canzone. Proprio come lo stato gioioso di questi individui, Trastevere è uno dei quartieri di Roma più caratteristici.
A tal proposito, nelle sue strette viette colorate si possono trovare le trattorie romane, i mercatini, e le piccole botteghe della Roma autentica. Il nome significa “Trans Tiberim”, cioè “al di là del Tevere”. Inizialmente, infatti, la zona “al di là del Tevere” era occupata dagli Etruschi. La capitale, successivamente, lo conquistò soltanto per avere il controllo da entrambe le rive del fiume. In età repubblicana, invece, il sobborgo divenne il fulcro per i marinai e pescatori, insomma le figure dei lavoratori che gravitavano intorno al fiume.
Successivamente, in età imperiale, molti esponenti della grande aristocrazia fecero costruire la propria villa in Trastevere, che nel frattempo era diventato un quartiere protetto dalle nuove mura.
Durante l’esteso periodo medievale, il quartiere “al di là del Tevere” divenne sempre di più un labirinto di viottoli. Mentre diveniva sempre più acceso il contrasto tra le abitazioni lussuose e magnificenti dei signori e le piccole casupole degli abitanti più poveri.
Oggi Trastevere, è ancora un quartiere percorso da mille stradine coperte di sampietrini. Di notte, oltre allo stesso sottofondo musicale che Lucio Dalla sentì quella sera, si può trovare il più genuino spirito romano.
Pigneto
“Le coppie si fanno i regali
I Cani
Festeggiano un mese, sei mesi e poi gli anni
A cena al Pigneto e poi tornano a casa
Che al Fish n’ Chips oltretutto c’è fila”
Scusate se partiamo sempre con le canzoni ma non si può parlare di Roma senza un sottofondo sonoro adeguato. Da culla del panorama Indie italiano, non possiamo che citare I Cani per presentare il nostro prossimo quartiere: il Pigneto. Prima di tutto, è necessario svelare il motivo per il quale si chiama così. Semplice: il colpevole è l’esteso filare di pini che si sviluppa lungo il muraglione della villa Serventi.
La storia del Pigneto è diversa da tutte quelle che abbiamo visto sino a ora. L’area del quartiere, fino agli ultimi anni del 1800, infatti, era rimasta totalmente agricola. Negli anni successivi, poi, fu talmente abbandonata che fino al 1870 non era altro che un’estesa prateria in cui pascolavano pecore e mucche.
Successivamente iniziarono sorgere le prime ville e i primi casali. Successivamente, però, il terreno fu ceduto ai costruttori all’altezza cronologica della prima guerra mondiale. Oggi resta soltanto poco della pineta che conferisce il nome al rione. In compenso, però, sono cresciuti i nuovi insediamenti realizzati con edilizia spontanea.
Escludendo il centro storico, che non ha bisogno di presentazioni, questi sono soltanto alcuni dei numerosi quartieri romani. La loro peculiarità, infatti, è che sono tutti intrisi di storia, tutti portatori sani di memorie di civiltà antiche. Strizzandoli come panni pieni di acqua, infatti, è possibile raccogliere un secchio pieno di aneddoti e di umanità.
Per ora, noi del Kappucio ci metteremo comodi con “Sott’er cielo di Roma” di Teddy Reno in sottofondo. Nel frattempo ci godiamo il sogno di una fantastica serata di inizio estate tra i vicoli di Roma e la storia dei quartieri famosi della capitale. Chissà che qualcuno scriva una canzone su di noi.
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