Michelangelo Buonarroti: il maestro clochard

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Michelangelo Buonarroti è tra i più grandi artisti di tutti i tempi, potremmo definirlo il fuoriclasse per eccellenza.
Solo a nominarlo ci vengono in mente molte delle sue opere, famosissime e di infinita bellezza. Basti pensare alle sculture del David e della Pietà o, ancora, agli affreschi sulla Volta della Cappella Sistina.
Insomma, ha contribuito in maniera decisiva non solo al Rinascimento italiano, ma anche, e soprattutto, a diffondere e far amare l’arte italiana nel mondo.

Inoltre Buonarroti è stato uno dei pochi fortunati artisti a veder riconosciuto il suo genio e il suo talento già mentre era in vita e ha potuto, quindi, godere e giovare dei frutti del suo lavoro e del suo ingegno.
Si sa però che l’uomo dietro l’artista nasconde sempre delle zone d’ombra. E sono proprio queste a farci pensare a Michelangelo come maestro clochard.

Nonostante abbia potuto godere della fortuna e del riconoscimento accordatogli in vita, paradossalmente si può definire Michelangelo come il “maestro clochard”. Volete sapere perché? Venite a scoprirlo con noi!

Ritratto di Michelangelo Buonarroti, maestro clochard, attribuito a Daniele da Volterra.
Ritratto di Michelangelo Buonarroti attribuito a Daniele da Volterra.

Avarizia o frugalità?

È ben noto il carattere spigoloso di Michelangelo Buonarroti: le testimonianze giunte fino a noi lo descrivono come un uomo solitario, permaloso, a tratti paranoico. Una sua peculiarità caratteriale? L’avarizia.
Nonostante avesse messo da parte una ricchezza di tutto rispetto facendosi pagare a caro prezzo le opere commissionategli da Papi e aristocratici, pare che l’artista conducesse una vita da clochard e si facesse passare per povero. Durante i soggiorni in giro per l’Italia, per esempio, optava sempre per dimore frugali, al limite della decenza, e spesso si portava da casa pranzi altrettanto frugali che comprendevano pane raffermo e formaggio in piccole quantità.
Sembra che durante la sua vita non si sia mai concesso agi o piaceri, accontentandosi del minimo indispensabile per vivere e lavorare. Accumulava tutto ciò che guadagnava e spendeva solo lo stretto necessario.

In foto la scultura del Mosè di Michelangelo (maestro clochard) che si trova nella Basilica di San Pietro In Vincoli (Roma)
Il Mosè di Michelangelo si trova nella Basilica di San Pietro In Vincoli (Roma)

Il tallone d’Achille del nostro maestro clochard

A onor del vero bisogna infatti dire che questa presunta avarizia spariva completamente quando il suo denaro serviva a far felici amici e parenti. In quelle occasioni Michelangelo si trasformava in spendaccione ed era incline ad accontentare tutti finendo spesso per essere manipolato e imbrogliato. A quanto pare il suo punto debole era proprio la famiglia e il declino, mal sopportato, del casato dei Buonarroti. Pur di provare a far risalire nella scala sociale il buon nome della famiglia si dice abbia investito ingenti somme di denaro e coinvolto varie conoscenze per permettere che i suoi nipoti convolassero a nozze con personalità di spicco di alcune famiglie aristocratiche.

Corridoio della Galleria degli Uffizi, Firenze.
Corridoio della Galleria degli Uffizi, Firenze.

Alla sua morte si è scoperto che questa vita morigerata era frutto di una scelta e non di una condizione imposta dalle circostanze. Dai suoi conti bancari si sono contati beni per 50.000 ducati d’oro tenendo conto di rendite, investimenti, palazzi e terreni. Nella sua casa di Roma invece sono stati ritrovati altri 8400 ducati d’oro ben nascosti in una scatola sotto il letto.

Il Tondo Doni, dipinto di Michelangelo conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
Il Tondo Doni è un dipinto di Michelangelo conservato nella Galleria degli Uffizi (Fi)

A quanto pare quest’avarizia è andata scemando gradualmente nell’ultima parte della sua vita. Probabilmente in cerca di salvezza eterna per la propria anima, Michelangelo divenne dedito alla beneficenza e ai bisogni altrui.
Al suo funerale lo scrittore e storico Benedetto Varchi raccontò degli aneddoti interessanti circa l’avarizia di Buonarroti: mentre ai ricchi, per i suoi lavori, chiedeva cifre importanti, spesso e volentieri regalava ad amici, parenti e bisognosi schizzi, statue e cartoni così che potessero rivenderli e ricavarci sostentamento per se stessi e per le famiglie.

Primo piano del David di Michelangelo (maestro clochard) conservato nella Galleria dell'Accademia a Firenze.
Il David di Michelangelo conservato nella Galleria dell’Accademia a Firenze.

Luci e ombre

Abbiamo provato a definire Michelangelo Buonarroti il maestro clochard; le testimonianze ci raccontano di un uomo avaro, a volte più che altro attento e morigerato. Fondamentalmente semplice, ma anche fin troppo generoso con chi amava.
Purtroppo non riusciremo mai a coglierne l’essenza profonda, dovremo accontentarci di supposizioni, dualismi reali o inventati e ricordarci sempre che la complessità fa parte dell’animo umano.
Come tutti i grandi artisti, anzi, come tutti gli esseri umani, Buonarroti era un uomo pieno di luci e ombre. E, proprio come nell’arte, è esattamente questo a conferirci tridimensionalità: siamo tante cose, spesso anche molto diverse, ed è questo che ci rende unici.


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Federica Biasco

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