“Stranieri ovunque”: guida alla Biennale di Venezia 2024
Ogni due anni dal 1895 nella splendida cornice di Venezia a si tiene la Biennale d’Arte. La longeva manifestazione si svolge ai Giardini della Biennale dove sono ospitati 29 padiglioni nazionali e all’Arsenale, seconda sede istituzionale inaugurata nel 1980.
Si tratta di un’occasione imperdibile per sondare lo stato dell’arte contemporanea mondiale e non solo. La Biennale è infatti molto di più che una kermesse per appassionati di arte. L’evento invita a riflettere sulla contemporaneità della nostra società.
Visitare la Biennale significa dunque immergersi in culture diverse, approfondire temi universali attraverso linguaggi trasversali e accessibili a chiunque. Quelli del visivo: che si tratti di video arte, performance, istallazioni o media più tradizionali come pittura e scultura. La Biennale parla di noi tutti e parla a tutti.
Kappuccio ha visitato la Biennale d’Arte per voi e in questo articolo vi consiglia le opere più interessanti e i padiglioni da non perdere!
“Stranieri Ovunque” alla Biennale di Venezia 2024
Il titolo della 60esima Biennale di Venezia è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine. Nato a Parigi e con sede a Palermo, crea sculture al neon di diversi colori, che riportano in un numero crescente di lingue le parole “Stranieri Ovunque”.
L’espressione è stata a sua volta ripresa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni 2000 combatteva il razzismo e la xenofobia in Italia. La serie di sculture al neon di Claire Fontaine comprende più di 50 lingue, occidentali e non, tra cui diversi idiomi indigeni. Alcuni dei quali perfino estinti.
Il significato di “Stranieri Ovunque”
Il titolo di questa edizione della Biennale di Venezia 2024 riflette il nostro mondo pieno di crisi multiformi che riguardano il movimento e l’esistenza delle persone all’interno dei vari Paesi. Nazioni, territori e confini. I rischi e le insidie celati all’interno della lingua, delle sue possibili traduzioni e della nazionalità. Esprimendo differenze e disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dalla libertà e dall’accesso alle risorse.
In questo panorama, l’espressione Stranieri Ovunque ha più di un significato. Ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri. Sono e siamo dappertutto. Infatti, a prescindere da dove ci troviamo, nel profondo siamo tutti sempre stranieri.
Venezia: crocevia di stranieri nei secoli
L’espressione assume un significato molto particolare e specifico a Venezia. La popolazione originaria della Laguna era infatti costituita da profughi provenienti dai centri urbani romani. Quella di questa città speciale è dunque la storia di un importante fulcro di scambio e commercio internazionale del Mediterraneo.
Venezia fu inoltre dominata da Napoleone Bonaparte e conquistata dall’Austria. La popolazione attuale è costituita da circa 50.000 abitanti. Nei periodi di alta stagione però, può raggiungere anche i 165.000 in un solo giorno. Ciò a causa dell’enorme numero di turisti e viaggiatori che la visitano.
A Venezia pertanto gli stranieri sono ovunque. Ma si può anche pensare a questa espressione come a un motto, a uno slogan, a un invito all’azione. Un grido di eccitazione, di gioia o di paura. “Stranieri Ovunque” oggi assume un significato cruciale in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo. Nel 2022 il numero di migranti forzati ha raggiunto l’apice storico. Sono stati 108,4 milioni secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e si presume che nel 2023 il dato sia aumentato ulteriormente.
Artisti ovunque
Nelle più disparate circostanze, gli artisti hanno sempre viaggiato e si sono spostati attraverso città, Paesi e continenti. Un fenomeno che a partire dalla fine del XX secolo non ha fatto che ampliarsi. La Biennale di Venezia 2024 parla anche di artisti che sono essi stessi stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati. In particolare di coloro che si sono spostati tra il Sud e il Nord del mondo. La migrazione e la decolonizzazione sono tematiche chiave di questo appuntamento.
Adriano Pedrosa curatore della Biennale di Venezia 2024
Curatore di questa Biennale di Venezia 2024 è il brasiliano Pedrosa. Dal 2014 Direttore Artistico de Museu de arte de São Paulo – MASP in Brasile. Si è formato studiando scrittura critica al California Institute of the Arts. I suoi scritti sono stati pubblicati in moltissime riviste di settore. Solo per citarne alcune: Arte y Parte (Santander), Artforum (New York), Art Nexus (Bogotá), Bomb (New York), Exit (Madrid), Flash Art (Milano), Frieze (Londra), Lapiz (Madrid), Manifesta Journal (Amsterdam), Mousse (Milano), Parkett (Zurigo), The Exhibitionist (Berlino).
È stato curatore aggiunto della 24esima Bienal de São Paulo (1998) e curatore responsabile delle mostre e delle collezioni al Museu de Arte da Pampulha, Belo Horizonte (2000-2003). Inoltre, co-curatore della 27sima Bienal de São Paulo (2006) e curatore di InSite_05 (San Diego Museum of Art, Centro Cultural Tijuana, 2005).
Si è occupato della direzione artistica della seconda Trienal de San Juan (2009) e ha curato il 31esimo Panorama da Arte Brasileira-Mamõyaguara opá mamõ pupé (Museu de Arte Moderna, San Paulo, 2009). Ha co-curato la 12esima Biennale di Istanbul e curato il Padiglione di San Paolo alla nona Biennale di Shanghai (2012).
Le tematiche cardine di questa Biennale di Venezia 2024 sono da sempre care a Pedrosa, come dimostrano le mostre curate al MASP: Histories of Sexuality (2017), Afro Atlantic Histories (2018), Women’s Histories, Feminist Histories (2019), Histories of Dance (2020), Brazilian Histories (2022).
L’anno scorso Pedrosa è stato anche premiato con il 2023 Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence, conferitogli dal Central for Curatorial Studies del Bard College di New York.
Il meglio dell’Arsenale
Come suggerisce il titolo stesso di questa Biennale di Venezia 2024 è molto forte la presenza di artisti stranieri, con particolare riguardo alle periferie e al sud del mondo. Il numero delle artiste e degli artisti africani e sud americani è altissimo. L’inclusività non è solo questione geografica, ma anche sociale e culturale per Pedrosa.
Tantissime sono le artiste chiamate a esporre, così come molte sono le opere di artist* queer o che presentano opere legate a tematiche LGBTQIA+. Quella di quest’anno si presenta come un’edizione assolutamente contemporanea, che riflette l’impegno di riscrivere narrazioni più universali possibili.
Una nota di merito va all’omaggio a Lina Bo Bardi, grande architetta che ha riscritto le regole della museografia con il suo sistema di esposizione che Pedrosa brillantemente recupera nella sala dedicata alla pittura italiana.
Argentina
Tra i padiglioni della Biennale di Venezia 2024 che maggiormente attirano l’attenzione dei visitatori c’è sicuramente il Padiglione dell’Argentina. La curatela di Sofía Dourron trasforma lo spazio in una monumentale scultura “esplosa” dal titolo Ojalà se derrumben las puertas, realizzata dall’artista Luciana Lamothel.
L’opera ruota intorno al tema dell’innesto. Un nastro di legno interrotto e spezzato si snoda nella sala, tagliato e attraversato da elementi naturali come rami di alberi che si fondono insieme a tubi di metallo. Il materiale che in questa edizione primeggia su tutti, anche nell’istallazione del Padiglione Italia.
L’artista sceglie di decostruire lo spazio e di giocare sulle co-esistenze, anche violente e forzate, espresse attraverso squarci, assemblaggi e torsioni. Veri e propri tentativi di liberarsi che si possiamo immaginare estesi a corpi, paesaggi e idee soggiogati a convenzioni ormai desuete. Destinate quindi a essere rimosse.
Lussemburgo
Il piccolissimo stato del Lussemburgo, contrariamente alla sua ridotta estensione da anni è tra le nazioni che propone grandi progetti innovati nell’ambito della ricerca artistica. Non è da meno il progetto A Comparative Dialogue Act di Andrea Mancini e Every Island esposto alla Biennale di Venezia 2024.
Il visitatore si immerge in uno spazio ibrido tra l’essere un palco e uno studio di registrazione. Il set è altamente tecnologico ma minimale, pervaso da un’atmosfera metallica e siderale in cui si stagliano macro oggetti-macchina su ruote dotati di volanti. Un’ambiente che crea allo stesso tempo reverenza e curiosità.
Costruito come esperienze immersiva, il padiglione vuole invitare alla partecipazione. Quattro artisti emergenti che attraverso il suono, la voce e i gesti cercano di coinvolgere il pubblico per comprendere come trasmettere e condividere conoscenze e linguaggi.
I Giardini della Biennale
Ai Giardini della Biennale di Venezia questa edizione 2024 non passa di certo inosservata l’“occupazione” autorizzata da parte degli artisti della Bolivia nel Padiglione della Russia. A destare la vera sorpresa è però il Padiglione dell’Australia che con l’installazione Kith and kin di Archie Moore si aggiudica anche il Leone d’Oro per la Miglior partecipazione nazionale.
Si tratta di un riconoscimento storico, il primo tributato a un artista australiano e aborigeno. Sono proprio le origini Kamilaroi/Bigambul di Archie Moore ad aver dato forma a un’installazione che esplora 65mila anni di genealogia nell’isola oceanica, riflettendo sulle storie condivise di umanità e perdita.
Il titolo dell’opera potrebbe essere superficialmente tradotto con “amici e parenti”, ma nasconde in realtà il riferimento a due concetti più profondi nell’ambito dell’installazione presentata. L’artista ha infatti trasformato le pareti del padiglione australiano in un monumentale albero genealogico, il “kin” da cui discendono i nativi dell’isola.
Il pavimento è invece coperto da documenti ufficiali che testimoniano le discriminazioni subite dai popoli delle Prime Nazioni indigene a opera del “kith”, i colonizzatori bianchi, che hanno occultato il passato della terra australiana attraverso l’emarginazione e la burocrazia.
Belgio – l’invenzione di un nuovo folklore internazionale
Petticoat Government, il governo della sottoveste, è il lavoro firmato dal collettivo composto da Denicolai & Provoost, Antoinette Jattiot, Nord e Speculoos. Un originale e musicalissimo scenario da fiaba a cui si accede varcando il padiglione belga. Una serie di gigantesche figure appartenenti al folclore di varie comunità in Belgio, Francia e Spagna. L’istallazione segue il lungo viaggio intrapreso in direzione dell’Italia, passando per il Passo Resia puntando Charleroi e Dunkerque.
Attraverso una ricca combinazione di linguaggi visivi, il collettivo intreccia mitologie contemporanee, femminismi, e antiche storie popolari. L’obiettivo è ripensare il concetto di confine e riaffermare un credo collettivo che spinga a solidarietà e collaborazione tra gli esseri umani.
Germania – distopia utopica
Ersan Mondtag con Monumento a una Persona Sconosciuta sommerge di terra l’esterno del padiglione a creare l’illusione di una grande sepoltura. Il gesto funge da prologo alla scenografia interna dedicata invece al disagio della perdita, articolato da ambienti e resti di una casa abbandonata. Yael Bartana presenta Luce alle Nazioni, la fantascientifica esplorazione di un futuro in cui l’umanità cerca rifugio da crisi terrestri. Mescolando elementi utopici e distopici, invita il pubblico a riflettere sulla possibilità di una trasformazione sociale.
Polonia
Il padiglione della Polonia per la Biennale di Venezia 2024 non poteva non trattare dell’invasione russa in Ucraina. Il Paese ha infatti accolto moltissimi ucraini in fuga dalle loro case in fiamme o distrutte.
Lo fa attraverso la video performance Repeat After Me II. Un progetto coinvolgente che chiama il pubblico a partecipare, a prendere parte a un racconto doloroso, ma necessario. Open Group ha scelto di parlare di guerra, di armi letali e dei loro effetti sui sopravvissuti. E lo fa attraverso una modalità inedita, associata al tempo libero e alla spensieratezza: il karaoke.
Composto da due video, delle sedute e dei microfoni, è un padiglione semplice. L’oscurità ricorda una sala cinematografica, mentre la luce rossa che illumina gli amplificatori richiama alla mente i locali notturni dell’Europa centrale.
I video, sostanzialmente identici, non fosse per il mutare dei volti ripresi, sono stati creati nel 2022 e nel 2024. Hanno per protagonisti dei veri rifugiati ucraini. Il primo è stato girato in un campo di reinserimento nei pressi di Leopoli, mentre il secondo in Occidente tra Stati Uniti e Europa occidentale.
Karaoke collettivo per non dimenticare gli orrori della guerra
Le opere si aprono con il nome di un’arma o di un elemento sonoro cha caratterizza la guerra. Ad esempio, l’allarme anti-aereo, riprodotto insieme a una stringata descrizione in bianco su schermo nero. Poi compare uno dei rifugiati in un serrato primo piano frontale che cerca di imitarne con la voce il rumore. Infine, invita il pubblico a ripeterlo insieme a lui.
Una delle riflessioni che emerge con forza riguarda l’estraneità dei suoni della guerra con la voce umana. I rifugiati emettono dei buffi vocalizzi, con espressione per lo più rilassata, come se stessero spiegando con partecipazione e leggerezza qualcosa a un bambino. Il risultato è sorprendente: quotidianità e umorismo, in contrasto con la serietà del tema. L’istallazione riesce perfino a strappare un sorriso al pubblico. Finché quest’ultimo non si accorge di essere diventato parte di una realtà capovolta che è quella dei conflitti armati.
Svizzera
Alla Biennale di Venezia 2024 la Svizzera presenta il progetto Super Superior Civilizations, che comprende due opere immersive.
Guerreiro do Divino Amor esplora i concetti di architettura e ideologia, propaganda e identità nazionale. Mediante il suo singolare approccio documentaristico unito all’immaginazione barocca, l’artista invita a riflettere ironicamente sui cliché con cui rappresentiamo il mondo e noi stessi.
Nell’ambito di una narrazione immaginaria sulla potenza e la presunta supremazia razziale occidentale, l’artista mette in scena “Il Miracolo di Elvezia”. Si tratta di un video che raffigura la Svizzera come un paradiso terrestre miracoloso. Qui natura e tecnologia, capitalismo e democrazia convivono in perfetto equilibrio surreale.
La seconda opera visiva si intitola “Roma Talismano”, il doppio fantasmagorico della civiltà romana, simbolo di superiorità politica, culturale e morale. In questo capitolo, l’artista brasiliana Ventura Profana canta le gesta di tre animali mitici e simbolici. Si inizia con la lupa, per poi passare all’agnella e all’aquila. Esse rappresentano rispettivamente la madre universale, la purezza e l’innocenza, e l’emblema della supremazia bellica.
Giappone
Compose è il titolo del progetto pensato da Yuko Mohri (Tokyo 1980) in collaborazione con la curatrice Sook-kyiung Lepp per il padiglione giapponese. Un misterioso e ticchettante ingranaggio di sculture acquatiche con suoni e profumi accoglie il pubblico in un’atmosfera sospesa ma sottilmente inquietante. Ispirata ai racconti degli addetti della metropolitana di Tokyo, l’artista ricrea artificialmente delle falle d’acqua di cui cerca di tamponare l’impatto senza mai completamente riuscirci.
Dal letame nascono i fior
L’acqua viene infatti raccolta e deviata in percorsi imprevedibili con arnesi di fortuna. Pompe circolari, lampadine, mobili e frutta in decomposizione a cui sono collegati elettrodi che trasformano gli impulsi in musica. La messa in scena riflette sulla collaborazione collettiva. Soprattutto negli stati emergenziali riferiti alle purtroppo frequenti alluvioni o inondazioni, inneschi creative e salvifiche soluzioni pratiche.
📍Stranieri ovunque – Foreigners Everywhere
dal 20 aprile al 24 novembre 2024
Arsenale di Venezia e Giardini della Biennale
orario estivo: 11h-19h (dal 20 aprile al 30 settembre)
Fino al 30 settembre, venerdì e sabato apertura prolungata fino alle 20h.
Orario autunnale: 10h-18h (dall’1 ottobre al 24 novembre).
Chiuso il lunedì (tranne i lunedì 22 aprile, 17 giugno, 22 luglio, 2 e 30 settembre, 18 novembre).
Cosa vedere a Venezia durante la Biennale 2024
Se potrete fermarvi a Venezia per più di un weekend il periodo della Biennale è ricco di appuntamenti espositivi interessanti.
I costumi di Marco Polo
In occasione della ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, 8 gennaio 1324, si intende valorizzare e far rivivere la sua straordinaria avventura sulla “Via della Seta” attraverso una selezione di costumi che rappresentano il percorso del grande mercante e viaggiatore veneziano che già a diciassette anni si trovò con il padre e lo zio a solcare i mari, attraversare deserti sconfinati e visitare città leggendarie, incontrando personaggi potenti ma anche pericolosi guerrieri di paesi e culture molto diverse tra loro.
📍MARCO POLO. I COSTUMI DI ENRICO SABBATINI
Dal 14 Maggio 2024 al 30 Settembre 2024
Museo di Palazzo Mocenigo
Santa Croce 1992
Telefono: 39 041 041 721798
Sito
Armando Testa
Se siete appassionati di pubblicità e grafica, durante la visita alla Biennale di Venezia 2024 vi consigliamo di visitare la grande mostra dedicata ad Armando Testa (1917-1992). Già presente dal dicembre 2022 nelle collezioni civiche veneziane con 17 opere, il geniale creativo piemontese sarà al centro di una rassegna monografica che permetterà di scoprire e riscoprire aspetti inediti della sua produzione.
Dagli esordi torinesi presso la Scuola Tipografica Vigliardi Paravia e con l’insegnamento di Ezio D’Errico, l’esposizione mira a ricostruire il percorso artistico di un protagonista della cultura visiva contemporanea, creatore di celebri icone entrate da anni nel nostro immaginario collettivo.
I suoi capolavori sono figli di una pluralità di linguaggi espressivi, sperimentati nel corso della sua carriera più che trentennale, la cui modernità è oggi fonte di ispirazione per gli artisti contemporanei e che ha portato lo studioso di estetica Gillo Dorfles a definirlo “visualizzatore globale”.
Non mancano le ricerche portate avanti nell’immediato dopoguerra per importanti aziende come Martini & Rossi, Carpano, Borsalino e Pirelli, da cui scaturiranno alcune delle sue più geniali e iconiche invenzioni. E ancora, le pubblicità, le campagne promozionali e i loghi per Lavazza, Sasso, Carpano, Simmenthal e Lines, che hanno accompagnato diverse generazioni di spettatori, fruitori, artisti e creativi. Ad arricchire l’esposizione anche le suggestioni di Testa per occasioni pubbliche nazionali, come le Olimpiadi di Roma del 1960, di cui realizzò il manifesto ufficiale vincendo un concorso segnato da articolate vicende.
Dal digestivo Antonetto (1960) alla celebre sfera rossa sospesa sopra la mezza sfera del Punt e Mes, che in dialetto piemontese significa “un punto e mezzo” (1960); da Caballero e Carmencita per il caffè Paulista di Lavazza (1965) agli immaginifici abitanti del pianeta Papalla per i televisori Philco (1966); da Pippo, l’ippopotamo azzurro dei pannolini Lines (1966-1967), alle pubblicità per l’olio Sasso (1968) e per la birra Peroni (1968).
📍ARMANDO TESTA
Dal 20 Aprile 2024 al 15 Settembre 2024
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076
Telefono: +39 041 721127
Sito
Eva Marisaldi in dialogo con Carlo Goldoni
Allo scadere degli anni Ottanta del XX secolo Eva Marisaldi (Bologna, 1966) ha compiuto il suo esordio sulla scena espositiva che l’ha portata, tra l’altro, a partecipare a due edizioni della Biennale di Venezia (1993 e 2001).
Da subito sono apparse chiare la sua attitudine all’osservazione del mondo e la sua capacità di tradurre tale esperienza in composizioni visive difficili da catalogare secondo le norme tradizionali e che si esplicitano in varie soluzioni espressive: installativa, plastica, grafica, video.
Partendo dall’attitudine a riflettere e ad analizzare ciò che la circonda, Eva Marisaldi rivolge la propria attenzione soprattutto alla sfera privata dell’individuo, alla realtà sociale e all’ambiente che gli sono attorno, dando luogo a micro narrazioni ove le analogie e i contrasti hanno la meglio sulla essenzialità del racconto.
L’artista sintetizza i risultati della propria indagine in elementi visivi, sonori, letterari tanto densi sul piano semantico quanto lineari su quello espressivo, dove la fantasia si alterna a momenti di riflessione, la poesia all’ironia.
Il progetto ideato per Casa Goldoni si sviluppa in tutti gli ambienti dell’edificio e si compone di una serie di opere originali, diverse per tecnica e tipologia ma unite da una comune fonte di ispirazione: l’autore al quale è intitolata l’istituzione museale e la sua attività nel campo del teatro, oltre che il mondo dello spettacolo e della rappresentazione scenica in generale.
📍Eva Marisaldi. Biribisso
Dal 21 Marzo 2024 al 24 Novembre 2024
Casa di Carlo Goldoni
San Polo 2794
Orari: 10.00 – 16.00 (ultimo ingresso ore 15.30) Le operazioni di chiusura del museo iniziano 20 minuti prima dell’orario indicato Chiuso il mercoledì.
Biglietto: intero € 5
Telefono: +39 041 2759325
Mail: segreteria.casagoldoni@fmcvenezia.it
Sito
Vi abbiamo raccontato cosa ci ha colpito maggiormente di questa Biennale di Venezia 2024, senza svelarvi troppo. Per lasciarvi il piacere e la sorpresa della scoperta. Speriamo infatti che decidiate di visitare questa edizione e di raccontarci i vostri padiglioni preferiti e le opere che vi faranno emozionare, riflettere e commuovere. Siamo curiosi di conoscere la vostra esperienza, raccontatecela nei commenti!
Tra l’Arsenale e i Giardini, vi suggeriamo di immergervi nell’atmosfera romantica dei tradizionali caffè storici di Venezia. Una pausa rigenerante al profumo di caffè è proprio quello che ci vuole per godere al meglio della Biennale di Venezia 2024!
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In copertina e nell’articolo foto ©Asia Graziano