Non i soliti musei… a Bologna

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Tra gli oltre 100 i musei dell’area metropolitana della città vogliamo segnalarvi 5 musei insoliti di Bologna che forse non avete ancora visitato. Le tante istituzioni culturali pubbliche e private legate alla storia e alla cultura del territorio bolognese ci parlano di un ricco patrimonio e di servizi che costituiscono un’eccellenza da scoprire. Mentre alcuni sono visitatissimi e conosciuti da tutti, altri, seppur interessanti sono ancora poco noti al grande pubblico.

Eccoci qui dunque, per guidarvi alla scoperta di 5 musei poco noti e insoliti di Bologna

1. Ca’ la Ghironda

Foto dal profilo Instagram di Toochiclaura

Dimenticate il museo per come lo conoscete. Qui troverete un’area polifunzionale e ambiziosa che ospita il Ca’ la Ghironda ModernArtMuseum. Possiamo annoverarlo tra i musei di Bologna anche se in realtà si trova a Zola Pedrosa, nelle campagne poco fuori la città felsinea. Si tratta più precisamente di un museo inserito in un Parco di 10 ettari, che ospita una collezione d’arte moderna e contemporanea di pittura e scultura.

Le 210 sculture di materiali vari, sono disposte secondo un percorso espositivo che potremmo definire estetico-sentimentale. Diversamente dai musei più tradizionali il cui principale scopo è documentario e scientifico, qui la collezione è disposta al fine di creare un’unica grandiosa opera d’arte. Manzù, Zorio, Messina, Minguzzi e altri importanti artisti si alternano creando un percorso di interessanti rimandi estetici e concettuali.

Foto dal profilo Instagram di Toochiclaura

Più di 150 differenti specie di piante locali o naturalizzate fanno da cornice alle sculture. Si tratta di solo una piccola parte della ricchezza verde dell’area, che consta di un totale di circa 15.000 piante. L’area esterna è anche caratterizzata dalla presenza di un teatro all’aperto, in un’ armonioso equilibrio tra arte e natura.

Gli spazi interni ospitano 500 opere dei più rappresentativi artisti della pittura nazionale e internazionale dal Cinquecento a oggi. Vi é anche uno spazio per dibattiti e convegni e non manca un’importante area dedicata all’ospitalità: un resort e un ristorante. Questa varietà di ambienti e servizi rendono il complesso una location perfetta per un matrimonio o un grande evento, così come la meta perfetta per una giornata di arte, immersi nella natura.

Attenzione: Il Museo è visitabile su prenotazione con almeno un giorno di anticipo rispetto al giorno della visita.

📍Ca’ La Ghironda ModernArtMuseum
Indirizzo: Via Leonardo Da Vinci, 19, 40069
Zola Predosa BO
Orari: aperto solo sabato, domenica e festivi dalle 10:00-12:00; 15:00-18:00
Sito
Per prenotazioni: 051 757419; info@ghironda.it

2. Il Museo Ebraico di Bologna

Tra le centralissime vie dell’ex ghetto ebraico, nel cinquecentesco palazzo Pannolini, si trova il museo ebraico di Bologna. Prima di scoprire cosa ospita il museo è opportuna una digressione sul contesto culturale e urbanistico in cui esso si trova.

Il ghetto ebraico

Foto di Daniele Franchi da Unsplash

Il groviglio di viuzze che costituisce il ghetto di Bologna, in pieno centro medievale, conserva ancora oggi la propria struttura urbanistica originaria. Gli stessi paesaggi cupi, gli stretti androni e cortili dove furono rinchiusi dallo Stato della Chiesa gli ebrei di Bologna a partire dal 1556 sono oggi riempite da scritte sui muri, locali della movida universitaria, ristorantini, botteghe artigiane e negozietti vintage. Il contrasto tra la contemporanea, accogliente e multiculturale Bologna e la storia che vide 900 persone ebree costrette a lasciare la città e il veto per oltre due secoli che un gruppo ebraico organizzato potesse vivervi è motivo di sorpresa e riflessione.

Già dal 1417 fu imposto agli ebrei il segno distintivo, una rotella gialla sul petto, per gli uomini, e un velo giallo per le donne, lo stesso velo che dovevano portare per strada anche le prostitute. Fino a che, nel 1593, tutto il gruppo fu forzato a lasciare definitivamente la città. Con la teorizzazione del ghetto da parte di papa Paolo IV (1555), nello Stato della Chiesa furono istituiti due soli ghetti dove gli ebrei potevano risiedere: Roma ed Ancona. Torneranno a Bologna solo alla fine dell’Ottocento.

Il museo

Tra i musei forse meno noti e insoliti della città, l’istituzione è una realtà di ricerca e testimonianza storica ricchissima. Il primo spazio musale dell’edificio si incentra sulla narrazione dell’identità ebraica, percorrendo le vicende storiche del popolo ebraico nell’arco di quasi 4000 anni. Due sale sono dedicate alla lunga e testimoniata permanenza degli ebrei a Bologna e in Emilia Romagna, dal Medioevo alla contemporaneità.

Una seconda sezione invece, comprende gli spazi dedicati a mostre, incontri, dibattiti e attività didattiche rivolte a bambini. È qui che vengono svolte le conferenze, i corsi, i seminari e le presentazioni dei libri organizzate dal MEB. Qui troverete anche un fornito bookshop, in cui è possibile acquistare libri sulla comunità ebraica e la sua storia e oggettistica.

Un ultimo ambiente ospita il centro di documentazione del MEB, composto da una biblioteca specializzata e da un centro culturale e di promozione collegato con musei, università, biblioteche e centri di ricerca aventi sede principalmente in Italia, ma numerosi anche in Europa, in Israele e negli USA.

Attenzione: nella religione ebraica il sabato si celebra lo Shabbat, ovvero la festa del riposo. Il Museo ebraico di Bologna osserva dunque chiusura nella giornata di sabato, tenete conto quando organizzate la visita! Se quindi sarete in città solo per un weekend, scegliete la domenica per visitarlo!

📍Museo Ebraico di Bologna
Indirizzo: Via Valdonica 1/5
40126 Bologna
Orari: da domenica a giovedì 10.00 – 18.00 (ultimo ingresso ore 17.15)
venerdì 10.00 – 16.00 (ultimo ingresso ore 15.15)
Chiuso sabato e festività ebraiche
Biglietti:
intero € 7
Ridotto € 5 per studenti, over 65, possessori di Card Cultura Bologna
Gratuito: disabili e accompagnatori, guide turistiche autorizzate e bambini sotto i 6 anni
Sito

3. Il Museo tattile Antheros

Foto dal profilo Instagram di Museo dei Botroidi

Tra i musei a nostro avviso più interessanti, insoliti e inclusivi di Bologna c’è senz’altro il Museo tattile Antheros. Il museo espone una collezione di traduzioni tridimensionali in bassorilievo di celebri dipinti compresi tra Medioevo ed Età moderna, con particolare attenzione alla pittura rinascimentale.

Ogni riproduzione d’arte è corredata da descrizioni storico-artistiche che informano il lettore sui contenuti formali e contenutistici, stilistici e iconografici dell’opera, guidandolo nell’esplorazione tattile di ciascuna traduzione tridimensionale. All’interno del Museo Antheros si svolgono lezioni di Storia dell’arte e metodologia interpretativa finalizzate all’integrazione didattica delle persone vedenti e non vedenti di ogni età, condizione e formazione.

Foto dal profilo Instagram di Museo dei Botroidi

Nasce a Bologna nel 1999, come risultato di un progetto di ricerca applicata avviato nel 1995 presso l’Associazione Scuola di Scultura Applicata, in collaborazione con la Cattedra di Ottica fisiopatologica dell’Ospedale Sant’Orsola, l’Unione Italiana Ciechi e l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna.

Il servizio didattico, gratuito e aperto all’intera cittadinanza mira all’integrazione scolastica e sociale delle persone con minorazione visiva. Si avvale dei fondamenti della psicologia della percezione ottica e tattile sposati alla tiflologia, alla teoria dell’arte e alla pedagogia speciale. Obiettivo del museo è educare al rafforzamento delle facoltà percettive, cognitive e intellettuali delle persone disabili della vista, ma anche a educare la sensibilità delle persone normo vedenti.

Attenzione: per le visite guidate e le attività didattiche è richiesta la prenotazione.

📍Museo tattile Antheros
Indirizzo: Via Castiglione, 71, 40124 Bologna
Orari: lunedì, martedì, mercoledì’, giovedì e sabato 9:00-13:30; venerdì 9:00-18:00; domenica chiuso
Sito

4. Il Museo del patrimonio industriale di Bologna

Esterno del museo dal profilo Instagram di Museo del Patrimonio Industriale

Tra i musei insoliti di Bologna rientra di buon grado il Museo del Patrimonio Industriale documenta e divulga la storia economico-produttiva della città e del suo territorio dal tardo Medioevo all’età Contemporanea. Si trova nella prima periferia della città e ha come suggestiva sede una fornace da laterizi ristrutturata risalente al XIX secolo.

La collezione Aldini

Foto dal profilo Instagram di Museo del Patrimonio Industriale

La collezione principale è composta dagli apparecchi tecnico-scientifici del fisico-sperimentale bolognese Giovanni Aldini. Nel suo testamento Aldini donava al Comune di Bologna anche le proprie rendite per realizzare progetti di insegnamento di fisica meccanica e chimica applicata. Si trattava di una collezione che originariamente constava di 538 oggetti, alcuni costruiti da importanti meccanici e fisici dell’epoca: Megale, Bate, Geiser, Grindel, Pagani, Ludovisi.

Accanto a strumenti per esperienze sull’elettricità, la chimica, la meccanica, il vapore, la geodesia vi erano apparecchi di misura, modelli d’impianti produttivi e macchine, altre novità tecniche dell’epoca.
Perduta l’unitarietà originaria per adattarsi agli usi dell’insegnamento, la collezione Aldini è giunta a noi fortemente ridotta. Infatti attualmente sono solo 16 gli oggetti riconosciuti come sicuramente appartenenti ad essa.

Una mezzaluna di mortadella

Scatoletta di mortadella “Nanni” dal profilo Instagram di Museo del Patrimonio Industriale

Tra gli oggetti più curiosi ci sono le due parti di una scatoletta di mortadella “Nanni” dal tipico formato a mezzaluna.

La ditta Nanni era uno dei più importanti stabilimenti a vapore per la fabbricazione di prodotti suini di Bologna. L’industria salumiera locale esportava ogni anno in media oltre mezzo milione di scatolette che raggiungevano in particolare l’Argentina, il Brasile e gli USA, dove più alta era la migrazione italiana e più richiesta l’esigenza di cibi “all’italiana”.

5. Il Museo della Musica

Schermata dalla visita virtuale del Museo della Musica

Il Museo internazionale e biblioteca della musica accoglie il principale patrimonio bibliografico, iconografico-musicale e organologico della città, nella cornice di uno dei palazzi storici più belli della città: Palazzo Sanguinetti in Strada Maggiore. L’eccezionalità del Museo sta nella sinergia instaurata tra le collezioni raccolte dallo spirito illuminato di padre Martini.

Tra le innumerevoli “storie musicali” che i numerosissimi documenti consentono di narrare, l’allestimento museale racconta quella del suo principale artefice Martini e dei suoi amici e corrispondenti, quali Christoph Willibald Gluck, Johann Christian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Charles Burney. Tra i musei più insoliti di Bologna, il Museo della musica documenta anche la storia del libro musicale dal Cinquecento all’Ottocento e dell’opera italiana del Settecento, intessuta attorno alla figura del Farinelli, oltre che dell’Ottocento, con Gioachino Rossini.

Schermata dalla visita virtuale del Museo della Musica

La biblioteca ospita la collezione ereditata da Padre Martini che costituisce una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Incunaboli, preziosi manoscritti, libretti d’opera, nonché la singolare raccolta di autografi e lettere, frutto di un carteggio tenuto con personaggi eminenti, studiosi e musicisti dell’epoca sono le ricchezze che potrete consultare e ammirare nella biblioteca del museo.

Schermata della biblioteca dalla visita virtuale del Museo della musica

Il tour virtuale

Nonostante il museo racconti la storia della musica antica e moderna, la modalità del racconto è estremamente contemporanea: si tratta infatti di uno dei pochi musei della città a offrire un servizio di visita digitale. Certamente la visita online non sostituisce l’esperienza diretta di visione degli strumenti e dei documenti dal vivo, ma permette agli studiosi e ai curiosi di prepararsi alla visita o di approfondire alcune tematiche, tornando a visitare il museo, comodamente dal divano di casa.

Il percorso virtuale all’interno del museo e della biblioteca è accompagnato dalla possibilità di ascoltare brani e di leggere pop-up informativi, non solo quindi un giro panoramico all’interno delle sale tra gli oggetti della collezione, ma una vera esperienza formativa.


Speriamo che questi consigli sui musei insoliti di Bologna vi stimoli a fare nuove scoperte in città! Se state programmando un tour dei musei cittadini non potete perdere anche i consigli sui musei gratuiti di Bologna!

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In copertina foto di Daniel Sebler da Unsplash

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Asia Graziano

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