Crevari, orgoglio incastonato tra mare e monti
Ci sono giornate di poesia pura a Genova. Quando l’aria fredda si rannicchia pungente nelle narici. Il cielo terso fa quasi perdere l’orientamento. Confonde persino il sole, con il suo abbaglio e ogni preoccupazione si scioglie in fronte alla natura. In tali giorni l’unica occasione per non perdere il profumo della vita è trovarsi a zonzo, fuori porta. E farsi trasportare dal moto incessante dei propri piedi. Armi improprie a conquista della libertà. E giusto a Crevari, respirare la libertà in una giornata di gennaio appare come una soluzione per cui vale sempre la pena spendersi.
Che l’approdo sia distante da casa mille miglia o vicino agli affetti più cari, poco importa a Kappuccio. Ciò che conta davvero è illuminare la vostra vita di idee, proposte e passione. Attributi nuovi, che uniscano sempre natura e cultura in un legame profondo e magnetico.
Parliamo di Crevari
Crevari è una frazione di Voltri. L’ultima porzione di città pienamente genovese, riconosciuta. Vesima, che a Voltri succede solo di poco, per intendersi, unicamente in estate è raggiunta con efficacia dalla linea ferroviaria e quella dei mezzi pubblici lí già viene definita extraurbana. Tutto ciò per la natura prettamente balneare del luogo. (La spiaggia forse maggiormente amata dalla cittadinanza.)
Qualche chilometro prima, inerpicata sulle pendici di una verde collina, si sistema la nostra protagonista odierna. Orgoglio senza tempo dei suoi abitanti che da sempre si considerano come un’unica famiglia. La gelosia per questa terra e per le tradizioni antiche ha lasciato spazio a una cordialità che oggi significa accoglienza. E possiamo dirlo per esperienza personale. Il carattere un poco chiuso dei Crevaresi (come del resto si dice di quello di tutti i genovesi) potrebbe avere la sua causa dalle origini Saracene o essere solo leggenda. Di quelle che spesso colpiscono chi vive in una porzione di mondo che pare estraneo al resto di esso.
Tuttavia chi nasce a Crevari è autenticamente un Voltrese. E chi invece, per desiderio o necessità l’abbandona, vuole tornare a riposarvi per sempre. Nel cimitero che accanto alla Chiesa si estende a protezione delle anime da noi oramai lontane.
La vita dei crevaresi
Non deve essere mai stato semplice vivere lassù. Benché il rigoglio del verde catturi a 360° le attenzioni. Diverso è trascorrere il tempo, giorno per giorno, aggrappati a un monte. Costantemente colpiti dalla feroce brezza marina. Immaginiamo solo l’esistenza di una volta, quando le uniche strade percorribili erano strette viuzze attraversabili a piedi o con il supporto di qualche carretto.
Quando gli uomini lavoravano la terra o si recavano in città di buon ora e le donne si affollavano ai truogoli per lavare i panni, anche in inverno. I bambini poi si divertivano come potevano, con giochi semplici e cadenzati dal cambio delle stagioni.
Arrivare a Crevari
Adesso c’è un comodo autobus che porta fino a Crevari (partendo da Voltri), ma non ci vergogniamo a dire che, pur essendo genovesi, abbiamo sbagliato fermata. E non sapendo esattamente dove conducesse infine, abbiamo preferito tornare al tempo in cui si marciava in salita o, per meglio dire… in discesa. Avevamo una meta precisa che, nonostante tutto, scorgevamo dall’alto. Così, intrapresa una ripida scaletta, siamo riusciti a goderci il panorama certi di arrivare lo stesso per tempo.
La strada carrozzabile esiste dal 1965, prima ci si arrangiava con ingegno. E le case raggruppate in nuclei sparsi ed isolati venivano raggiunte di certo con più fatica. Basti pensare che la maggior parte delle persone, poiché procedeva scalza da autunno a primavera, aveva sotto la pianta dei piedi una scorza di pelle tanto dura da sembrare lei stessa una suola di scarpa!
Abbandono e lusso, dicotomie dall’enorme fascino
La dicotomia spesso strania. Ma in altre occasioni dona a luoghi costruzioni e strade, quel senso di cambiamento, che appartiene solo al tempo, ora ondeggiante, ora frenato. Passeggiando lungo la via per giungere a Crevari si può facilmente cogliere questo suo aspetto. Ci sono ruderi abbandonati, o posti a servizio di chi dalla terra traeva e trae giovamento. Ci sono graziose abitazioni, che non senza costosa fatica possono essere ancora acquistate. C’é persino una villa lussuosa, che da tempo guarda quel mare che si corica turchese davanti ai suoi occhi.
È Villa d’Albertis, che si può, a ragione, annoverare tra le ville più belle di Genova e provincia. Datata XVIII secolo, è situata in un parco privato con cascate e laghetti. Appartenente dalla seconda metà dell’800 all’omonima famiglia di industriali.
A Crevari
Quando penso al mio Crevari lontano
dove tante trascorsi ore felici
mi avvedo che cercai la pace invano
fra le gioie del mondo e degli amici.
Là sulle sponde del ceruleo piano,
all’ombra delle fertili pendici,
posi l’opera del genio e della mano,
alle forme del bello allettatrici.
Là m’è dolce posar della famiglia
tra le carezze accanto al puro fonte
che gorgogliando scende alla conchiglia.
Quivi meglio discerno l’orizzonte
della mia vita che a un mar somiglia
le cui tempeste porto scritte in fronte.
Bartolomeo D’Albertis
La chiesa di Crevari
Fulcro della frazione, come spesso accade per i piccoli centri, è la sua Chiesa che visse una vita tormentata e nella nuova costruzione vide la luce nel 1827 su progetto dell’architetto Pietro Pellegrini. Consacrata a Sant’Eugenio, di stile neoclassico, è molto luminosa e possiede forma ottagonale. Non ha al suo interno grandi opere d’arte, le vetrate istoriate sono più recenti e il campanile fu iniziato nel 1947 e benedetto nel 1949.
La vecchia chiesa (crollata in parte nel 1824) è invece ubicata all’interno del cimitero di Crevari con il coro che è diventato cappella dello stesso.
Il suo famoso presepe
Ecco la nostra meta!
È vero che sono passate giá da alcune settimane le feste natalizie, ma lo avevamo detto nel precedente articolo sui Presepi genovesi, che la stagione di statuine regali e campanelli non sarebbe finita con un perentorio gong del calendario. Non manca molto peró alla chiusura dettata dalla Candelora, tuttavia, anche grazie alla generosità del suo custode, abbiamo potuto ammirare quel capolavoro che è il presepe meccanizzato di Crevari.
Da circa due decenni visitabile nella forma attuale. Che rappresenta anche la bellezza del luogo e si caratterizza per l’abile scenografia delineata da corsi d’acqua in movimento, stagioni metereologiche che variano, arti e mestieri fedelmente riprodotti. Con l’utilizzo di soggetti databili anche fino alla seconda metà dell’800.
La sede del presepe di Crevari non è sempre stata quella attuale, cioè il salone parrocchiale. I cui 200 mq disponibili, vengono sfruttati per questa ragione dal 1970. Ma il presepe non è fisso, bensì viene costruito ogni anno, da oltre 50, durante un periodo di circa 4 mesi. Dalla fine di agosto, quando si inizia a montare la struttura portante e viene elaborato il progetto di base, mai uguale a se stesso. Un lavoro immane, basti pensare alla tecnologia necessaria a produrre la neve di polistirolo o la pioggia che non cade violenta dall’alto, ma picchia sul suolo solo per inerzia.
Immergersi nella natura
Immergersi nella natura circostante, rimane in ogni caso una delle attività più edificanti per chi giunge a Crevari. In qualunque stagione dell’anno, a maggior ragione se è il sole ad accompagnarvi, non si fa fatica a trascorrere liete ore.
Seduti su una panchina leggendo un libro, immortalando il panorama. Nella mente e nel cuore, più ancora che grazie alle possibilità offerte della tecnologia moderna.
E cosí abbiamo fatto anche noi. In tal modo, nell’attimo del commiato, benché un rivolo di tristezza ci accarezzasse il viso porgendo i nostri saluti, siamo riusciti a conservare il ricordo di questa splendida giornata a Crevari. Che in maniera semplice, ma diretta, come sempre, abbiamo provato a trasferirvi. Chissà che un giorno, per questo, decidiate anche voi di vivere la nostra stessa esperienza.
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